Se l’Italia è la patria del Rinascimento, Firenze è la città che più di tutte ne ha incarnato l’essenza. E’ dove le arti, le scienze e la letteratura sono rifiorite nel massimo splendore, dopo la desertificazione culturale dell’oscurantismo medioevale. Tutto cominciò con la famiglia de’ Medici che commissionò le più belle produzioni artistiche del ‘400, poi arrivarono tre geni assoluti – Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio e Leonardo da Vinci – che lasciarono alla città un patrimonio dal valore incommensurabile. Il David marmoreo che campeggia a Piazza della Signoria è opera di Michelangelo che lo realizzò all’inizio del ‘500. Anche se, quella open è soltanto una copia conforme dell’originale, custodita nella Galleria dell’Accademia. Raffaello, invece, ha lasciato in dote alla città una serie di Madonne, tra cui la più famosa è quella del Baldacchino, oggi alla Galleria Palatina mentre l’opera omnia di Leonardo da Vinci, quella pittura che ritraeva Monna Lisa Gherardini, sposata al mercante Francesco del Giocondo, realizzata nel periodo fiorentino dell’artista e venduta da questi sul mercato francese già nel 1516.
Oggi il viandante turistico multietnico trova un patrimonio intellettuale, artistico e culturale che non ha eguali, sia camminando sulle rive dell’Arno, sia passeggiando nel centro storico, ammirando Ponte Vecchio, innamorandosi degli Uffizi, contemplando Palazzo della Signoria, facendosi ammaliare dalle chiese, quelle di San Lorenzo, di Santa Croce e di Santa Maria Novella fino alla cattedrale di Santa Maria in Fiore che, quando fu completata nel ‘400, era la più grande chiesa al mondo. Quella cattedrale che per sintesi viene chiamata Duomo e che custodisce al proprio interno capolavori dell’arte vetraria italica del ‘300 e ‘400 e che sulla sua terrazza ospita la cupola di Filippo Brunelleschi, la più grande in muratura a forma ottagonale, mai costruita. E, accanto al Duomo, il
battistero di San Giovanni Battista e il campanile di Giotto, con la raccomandazione al turista di scalarlo se ben allenato, perché sono 414 scalini.
Ma in quel periodo storico di rinascita del paese, Firenze fu all’avanguardia anche nel tennis. O meglio, il tennis dell’epoca che allora si chiamava gioco della pallacorda. Fu Donato Velluti, commerciante originario di Poggibonsi che a Firenze diventò priore, che nella stesura della sua Cronica di Firenze del ‘300, racconta di 500 cavalieri venuti dalla Francia che si dilettavano in un passatempo ludico con il battitore che per dare inizio al gioco, gridava in francese tenez (tenete) al ricevitore, nel momento in cui lanciava la palla. I francesi gridavano tenez e i fiorentini si appropriarono del gioco, denominandolo con una storpiatura più vicina al suono latinistico di tenes e diffondendolo per il territorio, adibendo un campo ufficiale nel parco cittadino: lo Sferisterio delle Cascine.
E proprio alle Cascine è nata la Federazione Italiana Lawn Tennis. Era il 16 maggio del 1910 quando 26 circoli si organizzarono sotto la presidenza del marchese Piero Antinori. Il tennis, come lo conosciamo oggi, era approdato in Italia già alla fine dell’800, ma ora doveva darsi un’organizzazione sistematica e promozionare la diffusione della disciplina con la creazione delle strutture periferiche, l’istituzione delle classifiche nazionali e l’organizzazione delle nazionali azzurre per gli incontri di Coppa Davis.
Alle Cascine, al Circolo del Tennis Firenze, è nato il torneo internazionale maschile. Era il 1953 e l’appuntamento andò avanti fino al 1994. Non erano più cavalieri francesi, ma di ogni dove, armati di una lignea racchetta che si davano battaglia lanciando palle felpate. Firenze divenne ben presto una tappa che rientrava a pieno titolo nel circuito internazionale dei professionisti della racchetta, Nei tornei sull’argilla rossa della primavera europea, il torneo alle Cascine (come era chiamato nell’ambiente) era in compagnia di Montecarlo, Nizza, Roma e Parigi. Per gli specialisti della terra rossa un appuntamento obbligato, che fossero campioni affermati o giovani in ascesa. Poi tutto sembrava svanito. Ma i sognatori fiorentini del tennis cittadino non si sono dati per vinti e oggi, insieme a Makers, lo stanno facendo rinascere.
di Lello CIrillo