Nella sua giovane carriera, Enrico Dalla Valle aveva battuto soltanto tre top-300. Il dato statistico evidenzia il valore del (bel) successo contro Blaz Kavcic. A parte la classifica attuale (n.270) lo sloveno è giocatore vero, con esperienze forti alle spalle. Ok, è stato fermo sette mesi per un’operazione al ginocchio, ma nelle ultime settimane aveva evidenziato un discreto stato di forma. Invece il ravennate ha giocato un match quasi perfetto, imponendosi con un netto 6-1 6-3 e conquistando il secondo turno della Firenze Tennis Cup – Trofeo Toscana Aeroporti (46.600€, terra). Con una tattica aggressiva, ben pensata e ben realizzata, Dalla Valle ha vinto tutti i punti importanti e ha schivato gli unici momenti di difficoltà (una palla break cancellata sul 2-3 nel secondo, due consecutive sul 4-3). “Con il mio coach Cristian Brandi avevamo parlato molto della partita – racconta Dalla Valle – dovevo pensare soprattutto al mio gioco, anche in relazione al mio avversario, ma soprattutto a me stesso. Sono contento di come ho messo in atto il piano”. Dalla Valle ha raccolto molti punti attaccando lo sloveno sul rovescio, utilizzando con efficacia il dritto a uscire. “Il rovescio è il suo colpo migliore, ha soluzioni, ma attaccando bene sapevo che avrei potuto metterlo in difficoltà e fare il punto dall’altra parte. Quando mi sono reso conto che la tattica funzionava, ho proseguito” dice Dalla Valle, atteso da un match duro contro il portoghese Pedro Sousa (n.7 del tabellone). Il 2019 è una stagione cruciale per il romagnolo: dopo sette anni e mezzo presso il Centro FIT di Tirrenia, ha scelto di spostarsi presso il Piatti Tennis Center di Bordighera. A seguirlo per i tornei, l’ex Davisman Cristian Brandi. Quando gli chiediamo una differenza tra le due realtà, la risposta è istintiva: “Si lavora tanto e con grande qualità. A fine partita ero contento per il successo, ma Cristian mi ha subito preso sotto braccio e mi ha portato in campo a fare mezz’ora di allenamento, colpire tante palle e riflettere sulle cose che sono andate meno bene. Credo che sia la scelta giusta per il mio percorso: sono maturato, mi sono preso delle responsabilità”.
“HO IL LIVELLO PER GIOCARE I CHALLENGER”
La nuova esperienza, tuttavia, non cancella i tanti anni trascorsi a Tirrenia. Dalla Valle tiene e ringraziare tutti, precisando che la scelta non è stata facile. “Nell’ultimo periodo le cose si erano complicate, facevo fatica sia dentro che fuori dal campo, non era come all’inizio, quando ci mettevo molto del mio. Ho certamente contribuito a creare la situazione mettendomi troppa pressione addosso”. Allora le parti si sono ritrovate, e con grande serenità è stata trovata la soluzione. “I rapporti sono buonissimi, sento spesso Umberto Rianna, oggi ero a pranzo con Filippo Volandri… “. Con i suoi 21 anni di età, Dalla Valle era uno dei “vecchi” del Centro “Però continuavo a fare le stesse cose di prima. Volevo più responsabilità, mi è stata concessa, ma c’era qualcosa che mi impediva di crescere. Io voglio i risultati, non stavano arrivando e non mi sentivo crescere”. La svolta sembra arrivata, anche se Enrico deve affrontare una nuova transizione: quella dai Futures ai Challenger. Dopo i tre titoli consecutivi in estate, ha ripreso a giocare con continuità nel circuito Challenger, ma i risultati non arrivavano. Prima di Firenze, il bilancio stagionale nel tour parlava di una vittoria e undici sconfitte. “Credo che ci siano stati due periodi distinti – spiega – quando mi sono spostato a Bordighera ero ancora un po’ spaesato, non avevo le conoscenze di oggi, ma ho voluto provare a giocare i Challenger perché la classifica me lo permetteva. Tuttavia sono arrivate un po’ di sconfitte, anche in partite che potevo vincere. Poi ci sono state le vittorie Futures e una nuova transizione: mi aspettavo qualcosa di più, probabilmente ho sentito il “gradino”, pensavo di dover giocare sempre bene o fare cose eccezionali per vincere. Nei Futures avevo grandi certezze, mentre nei Challenger mi sentivo un po’ come il 18enne che muove i primi passi nel professionismo. Tuttavia, sia io che il mio team crediamo che il livello ci sia. Mi ritengo pronto”. Osservando Dalla Valle, si percepisce un 21enne un po’ atipico. È un ragazzo molto serio, focalizzato sul tennis, restio alle distrazioni.
METTERSI TROPPA PRESSIONE
Per sua stessa ammissione, si mette molta pressione. Non è il caso. “Infatti ci sto lavorando, con lo psicologo dello sport Lorenzo Beltrame e altre persone che mi seguono. Tutto parte dal carattere: io voglio sempre vincere, anche a carte. Voglio fare tutto nel migliore dei modi. Non sempre è un vantaggio: da piccolo, se avessi pensato di più al miglioramento che al risultato, oggi sarei più avanti sotto certi punti di vista. Non è possibile cambiare uno stato d’animo dal giorno alla notte, ma tento di rilassarmi e vedere il tutto in modo diverso. La pressione è normale: c’è chi la sente di più, chi la sente di meno. Combatterla non va bene: devo accettarla e andare avanti, rendermi conto quando arriva e affrontarla. So come fare, ma la strada è lunga. Questo è il mio carattere, ma credo che il duro lavoro possa portarmi dei risultati”. Il concetto di “lavoro” è ben presente nella testa di Dalla Valle. Trasmette l’impressione di vivere il tennis in modo rigoroso, quasi “scientifico”. “Magari al sabato scherzo di più, ma nel giorno di gara ho una visione diversa. Nel complesso sono un tipo tranquillo, dopo il match vado in camera e non sto a perdere tempo. Il tennis è il mio lavoro e voglio fare le cose per bene”. La chiosa finale è una mini-riflessione sulla sua crescita: “Se un anno fa avrei messo la firma per essere dove ora? Spero che il punto attuale non sia neanche l’inizio. Più che altro sono contento delle scelte e del lavoro che sto portando avanti. Non vedo l’ora di effettuare la preparazione invernale: punto molto sul 2020 e sul futuro, cambierò molte cose, faremo un lavoro mirato e spero di raccogliere i frutti del lavoro. La firma la metto per arrivare il più in alto possibile”.