Il sostantivo corretto per inquadrare Mohamed Safwat è “personalità”. Si tratta di un personaggio affascinante, capace di vincere i tanti vincoli burocratici che mettono in difficoltà gli sportivi egiziani, a partire dal “travel permit” che consente di viaggiare all’estero. Oggi c’è meno burocrazia, anche se Safwat è costretto a pianificare con un certo anticipo la sua programmazione. Numero 244 ATP, ha colto alla Firenze Tennis Cup – Trofeo Toscana Aeroporti (46.600€, terra) la seconda semifinale del 2019 dopo quella di cinque mesi fa a Barletta. Ha superato, in rimonta, il favorito Robin Haase. Perso il primo set, ha dominato il secondo e il terzo chiudendo 4-6 6-1 6-2. “Ho giocato più o meno allo stesso modo per tutta la partita, ma nel primo ho commesso troppi errori – dice Safwat – soprattutto quando dovevo attaccare o avevo in mano lo scambio. Però avevo fiducia nel mio piano, ho provato a tenere la palla in campo e gli errori del primo set si sono trasformati in colpi vincenti”. Con un best ranking al n.163, da qualche anno Safwat veleggia più o meno nelle stesse posizioni di classifica. Considerando la sua età (29 anni compiuti la settimana scorsa) viene da chiedergli se pensa di poter effettuare un importante salto di qualità. “Sono contento dei progressi effettuati quest’anno – dice convinto – ho sentito un click e devo solo aspettare che tutti i fattori si mettano insieme nello stesso momento. In quel momento, il ranking prenderà forma. In realtà la classifica è soltanto un numero soggetto ad alti e bassi: sono stato 160, oggi sono 240 ma gioco gli stessi tornei e affronto gli stessi giocatori. È questione di azzeccare 1-2 tornei, ma non penso a chiudere l’anno tra i primi 100 o tra i primi 50, bensì a colmare il gap con chi mi sta davanti. Il tennis è molto equilibrato: per esempio, a Firenze non ci sono quasi più teste di serie. Più in generale sono contento perché ho imparato tante cose e ne ho sviluppate altrettante”.
LA PSICOLOGA E GLI ALL AFRICA GAMES
Da un paio d’anni collabora con l’ex top-20 austriaco Gilbert Schaller, mentre a Firenze è accompagnato da una psicologa, figura molto importante nella sua crescita. Per uno che ha viaggiato in solitudine a decine di tornei, è un bel vantaggio: “Assolutamente. Lavoro da 2 anni con Schaller e da 3 con la psicologa, e averli accanto ai tornei mi aiuta a capire meglio cosa sto sbagliando, gli aspetti da correggere, osservare gli avversari… penso che sia bello avere accanto persone di cui mi fido e che credono in me, indipendentemente da come vanno le cose. Per esempio, ieri lei mi ha incitato nel modo giusto dopo aver perso il secondo set contro Rola. Sono piccole cose, ma aiutano”. A proposito di aiuti, Safwat ha spesso avuto problemi sul piano finanziario. Lo scorso anno aveva raccontato di essere stato costretto a comprarsi le racchette di tasca propria. Oggi le cose sono migliorate, peraltro con vista sulle Olimpiadi di Tokyo 2020. “Intanto ho raggiunto un accordo con Prince, che mi fornisce racchette e corde – dice con soddisfazione – inoltre, qualche settimana fa ho vinto gli All Africa Games che mi hanno garantito la qualificazione per le Olimpiadi. Questo significa che il governo mi darà una mano, inserendomi nel programma di finanziamento pubblico per le Olimpiadi. Da parte mia, cerco di guadagnare il più possibile anche partecipando alle gare a squadre. Insomma, le cose vanno decisamente meglio rispetto a qualche anno fa”.
NESSUN PROBLEMA CON LA TIU
Lo scorso maggio, la Tennis Integrity Unit aveva diffuso un comunicato riguardante Safwat, in cui lo riteneva colpevole per la mancata denuncia di un tentativo di corruzione a un torneo in Egitto nel 2015. Tuttavia gli hanno sospeso la squalifica e ridotto la sanzione pecuniaria dell’80% (dei 5.000 dollari originari, ne ha dovuti pagare soltanto 1.000). “È una faccenda un po’ complicata, non posso parlarne. Posso dire che è stato tutto molto tranquillo e c’è stato un fraintendimento. Non è successo niente e non ho fatto niente di male: onestamente non posso dare informazioni riservate perché ce ne sono altre sotto investigazione”. Nella sua permanenza fiorentina, non ha ancora avuto il tempo di visitare la città. “Sono arrivato sabato sera, domenica mi volevo allenare ma le cattive condizioni del tempo hanno complicato le cose, infine ho giocato tutti i giorni e ho finito tardi. A fine programma torno in hotel e la mia priorità e organizzare il giorno successivo. Speriamo di trovare il tempo”.